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Unità Pastorale di Botticino

La croce, tutta la mia forza Stampa E-mail
Scritto da administrator   
Don Tadini

“La croce, tutta la mia forza”!

Don Tadini era un prete attento al sociale, ha fatto molte opere nella sua vita - ha aperto una filanda, un convitto per lavoratrici, ha fondato le Suore Operaie - ma aveva ben chiaro che il compito principale del sacerdote non è fare, neppure fare il bene, è portare l'umanità a Dio.

L'8 novembre, appena atterrato a Ghedi, il Santo Padre andrà nella chiesa parrocchiale di Botticino a venerare le spoglie di Sant'Arcangelo Tadini. È prevista una visita brevissima, di pochi minuti, in cui il Papa pregherà personalmente davanti a quel parroco di Botticino che lui stesso il 26 aprile scorso ha indicato a tutta la Chiesa come intercessore e modello, dichiarandolo santo. Una visita breve, ma non per questo meno significativa, che si pone all'interno di un anno molto particolare per tre aspetti.
 Siamo nell'Anno Tadiniano: tra le diverse iniziative che scandiranno quest'anno - l'urna di don Tadini che visita alcune parrocchie, un musical che uscirà a metà dicembre, i pellegrinaggi... - la visita del Papa brilla per la sua universalità. Nella persona di Benedetto XVI è come se tutta la Chiesa riconoscesse nella grandezza di questo sacerdote zoppo, parroco per 25 anni a Botticino, che la nostra terra bresciana è terra di santi.
 Siamo nell'anno dell'eucaristia:
il vescovo Luciano invita tutta la nostra Chiesa bresciana a mettere al centro l'eucaristia. Don Tadini è un uomo che ha fatto dell'eucaristia la sorgente del suo impegno apostolico. Il Papa l’ha ricordato il giorno della canonizzazione: “Quanto profetica fu l’intuizione carismatica di don Tadini e quanto attuale resta il suo esempio anche oggi, in un’epoca di grave crisi economica! Egli ci ricorda che solo coltivando un costante e profondo rapporto col Signore, specialmente nel sacramento dell’eucaristia, possiamo poi essere in grado di recare il fermento del Vangelo nelle varie attività lavorative o in ogni ambito della nostra società”.
 Infine siamo nell’Anno sacerdotale, un intero anno in cui la Chiesa tutta riflette e prega per i sacerdoti. Sono molti i sacerdoti santi, pochissimi i parroci santi, tra questi don Tadini. Egli era un prete attento al sociale, ha fatto molte opere nella sua vita - ha aperto una filanda, un convitto per lavoratrìci, ha fondato le Suore Operaie... - ma aveva ben chiaro che il compito principale del sacerdote non è fare, neppure fare il bene, è portare l’umanità a Dio: “Tutti gli affari più importanti del mondo che cosa sono in confronto della salvezza dell’anima? Niente. L’anima del più miserabile pezzente uomo della terra, vale più di tutto l’oro del mondo e più della vita di tutti gli uomini; essa è la cosa più preziosa”.
 Il sacerdozio era la fonte della sua forza e la croce la sintesi del suo sapere. Presentandosi ai suoi parrocchiani disse: “Io sono ambasciatore povero. Tutta la mia scienza: la croce, tutta la mia forza: la stola”.
 Pur vivendo prima del Concilio sorprende la sua visione moderna del rapporto tra prete e laico. Per spiegarla usava il paragone del rapporto tra le diverse parti del corpo: “Come nel nostro corpo umano dal perfetto accordo di ogni sua parte dipendono lo sviluppo e la sua salute, così dai sublimi rapporti tra il laico e il sacerdote scaturisce, come un fiume dalla sorgente, il benessere della società”.
 
"Mi aspetto da voi un miracolo amore scambievole in mezzo a tanta freddezza di cuori!” (Sant'Arcangelo Tadini)


Sabrina Pianta

 

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