«È il pane che il Signore vi ha dato in cibo» (Es 16,15) ima fermiamoci a contemplare questo luogo scelto dall’Altissimo per nascere. Quanti hanno sottolineato che forse il Messia sarebbe stato più facilmente riconosciuto e accettato se fosse nato nel palazzo imperiale di Roma o in una delle favolose regge del misterioso oriente o almeno, per rimanere tra i confini della Terra promessa, a Gerusalemme. Ma i pensieri di Dio sovrastano i nostri quanto il cielo sovrasta la terra ed Egli fin dal momento in cui aveva promesso un Salvatore, aveva anche deciso dove sarebbe nato e ha manifestato ben presto la sua scelta, infatti, molto prima che Michea facesse la famosa profezia, ha cambiato il nome a Efrata, povero villaggio di pastori, piccola meteora oscurata dalla luce di Gerusalemme, dandole il nome nuovo Betlemme. Sappiamo proprio dalla Sacra Scrittura che, quando Dio sceglie dona anche un nome nuovo che racchiude in sé una missione. Dio quindi ha cambiato nome a Efrata e l’ha chiamata “Casa del pane”. Alcuni studiosi dicono che questo nome deriva probabilmente dal fatto che lì esisteva un forno pubblico per la cottura del pane, ma sembra più bello pensare che già il Padre aveva deciso di fare di suo Figlio il “pane degli angeli fatto cibo di coloro che stanno compiendo il santo viaggio”. E forse non è troppo ardito supporre che, promettendo un Salvatore, già accarezzasse l’incredibile progetto di donarcelo in cibo. Andiamo dunque a Betlemme, la casa del pane, e sostiamo in amorosa contemplazione di quel piccolo Bambino e scopriamo in Lui, Dio da Dio, Verbo fatto carne per noi e per la nostra salvezza, il cibo vero, unico, per la nostra vita. Il cibo è l’elemento che nutre il nostro corpo, lo fa crescere a qualunque stadio di vita si trovi, lo conserva nell’esistenza, assunto nel modo giusto lo purifica, può diventare segno di penitenza o di festa. Chiediamoci allora: quel Bambino che contempliamo con il cuore colmo di commozione nella grotta di Betlemme, che con Maria adoriamo cantando a Lui le dolci pastorali, è davvero per noi, per la nostra vita spirituale, quello che il pane, il cibo materiale, è per il nostro corpo? Siamo dawero certi, per fede, che Lui è quel pane vero per noi che fatichiamo nel cammino, quel pane che ci da forza, quel pane che ci purifica, che ci fa crescere, che ci conserva nella vita e nella gioia, che sazia ogni nostra “ vera” fame o tante volte torniamo a mangiare erba che oggi c’è e al primo sole secca lasciandoci vuoti e insoddisfatti ? Ma tutto questo può avvenire solo se assimiliamo questo cibo, cioè se lasciamo che raggiunga ogni atomo del nostro essere portando la “Sua” vita, ogni particella della nostra mente perché impari a giudicare, valutare, pensare come Lui giudica, valuta, pensa, ogni fibra del nostro cuore, perché ami solo e sempre ciò che Lui ama e come Lui ama. BUON NATALE A TUTTI. don Raffaele
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