Due personalità eccezionali vissuti uno in Francia san GIOVANNI MARIA VIANNEY (1786 – 1859 ) e l’altro in Italia sant’ ARCANGELO TADINI (1846 – 1912 ), che condividono la stessa passione per l’Eucaristia, la guida della parrocchia, la predicazione assidua e intensa e una vita di preghiera, penitenza e carità operosa. Paesi diversi, contesti storici particolari: Giacobinismo rivoluzionario e anticlericale in Francia, Liberalismo massonico e socialismo materialistico in Italia : costumi e tradizioni tipiche di ogni Paese, due santi con carismi differenziati, ma che li accomuna e distingue è la santità sacerdotale che i Papi propongono alla edificazione, a modelli e a intercessori per tutti i presbiteri e ai cristiani. Il Santo padre Benedetto XVI ha dato inizio a un Anno sacerdotale a partire dal 19 giugno 2009 al giugno 2010 per stimolare al fervore ministeriale e alla fedeltà a Cristo e alla Chiesa tutti i sacerdoti. L’evento vuol ricordare i 150 anni della morte del santo curato di Ars e per la Diocesi di Brescia, in special modo per la comunità cristiana di Botticino la data dell’Ordinazione sacerdotale di Sant’Arcangelo. L’evento della canonizzazione ha portato Papa Benedetto,pellegrino di preghiera sull’urna del santo che si venera a Botticino nella Basilica-Santuario il giorno 8 novembre 2009. Con la data della memoria di Sant’Arcangelo (21 maggio) è iniziato anche un anno Tadiniano che si concluderà nella stessa data nel 2010. DUE BREVI PROFILI BIOGRAFICI Giovanni Maria Vianney, curato di Ars nacque a Dardilly, vicino a Lione in Francia nel 1786 da umile e numerosa famiglia contadina, aperta e accogliente ai poveri che trovavano rifugio e mensa. Il santo sentì presto la chiamata al sacerdozio, ma non potè realizzare subito il suo desiderio a causa dei bisogni familiari che necessitavano del suo aiuto nei campi e per mancanza di disponibilità economica. Riuscì poi con l’aiuto di benefattori ad entrare in Seminario e dovette superare non poche difficoltà per la scarsa attitudine allo studio del latino e alla incapacità di esprimersi e di argomentare. Dirà di sé ai suoi superiori:”Se Sansone, con una mascella d’asino è riuscito a battere 3000 filistei, chi sa Dio cosa può fare con un asino tutto intero!...” Superò questi momenti difficili, e a 29 anni di età, il 9 agosto 1815 venne ordinato sacerdote a Grenoble, quindi inviato come curato ad Ecully dov’era parroco l’abate Carlo Balley con il quale si stabilì un rapporto di amicizia. Entrambi furono trasferiti ad Ars nel principato di Dombes. Il santo curato d’Ars si dedicò alla evangelizzazione, risvegliando con lo stile di vita santa i suoi parrocchiani alla fede e alla pratica dei sacramenti. Rinnovò la sua parrocchia vivacizzandola con parecchie iniziative di preghiera come la Confraternita del Rosario e del Santissimo Sacramento e delle madri cristiane. Utilizzò la predicazione per estirpare alcuni vizi nella gioventù come il ballo, la bestemmia e il lavoro festivo… Per le giovani fondò la società di Santa Filomena e per le orfanelle l’Istituto della provvidenza per istruire, catechizzare e formarle ad affrontare la vita. Consumò la sua esistenza davanti all’eucaristia e donandosi senza risparmio alla salvezza delle anime con l’ascolto, il consiglio e la preghiera. Morì nel 1859, fu beatificato nel 1905, canonizzato da Papa Pio XI nel 1925 e dichiarato patrono dei parroci. Arcangelo Tadini parroco di Botticino Sera nacque a Verolanuova provincia e diocesi di Brescia il 12 ottobre 1846 da genitori benestanti. Fu l’ultimo di undici fratelli, di salute precaria, ma incline allo studio. Il padre lo avviò al rinomato Collegio di Lovere e sperava di farne un avvocato, mentre lui aspirava ad essere ingegnere; il Signore invece lo volle sacerdote. Dal collegio di Lovere passò al Seminario diocesano frequentando con profitto i corsi di filosofia e di teologia per essere ordinato sacerdote a Trento il 19 giugno 1870. Il suo primo ministero lo esercitò a Lodrino come curato e insegnante elementare, poi alla Noce, borgata rurale alla periferia della città, come curato per 12 anni. Già dai primi anni don Arcangelo si rivela un sacerdote autentico e intraprendente, ardito e ottimo predicatore, intrecciando sapientemente fede e rischio, amore per Dio e amore per gli uomini; austerità di vita e compassione per l’umanità, quando nel 1880 straripò il fiume Mella e le famiglie del contado della Noce furono colpite dall’alluvione rimanendo senza tetto. Egli si prese cura e somministrò 300 pasti caldi per circa un mese. A 40 anni don Arcangelo diviene parroco di Botticino Sera e trovò il paese in una situazione di religiosa indifferenza e di apatia spirituale. Egli si prodigò instancabilmente per risollevare la parrocchia con una predicazione accurata e articolata per diverse categorie, estirpando alcuni vizi: il ballo, la bestemmia, il lavoro festivo, l’incostanza nel compiere il bene e coltivando invece la fede, la pratica religiosa, la frequenza ai Sacramenti,dando vita a Confraternite e Associazioni, quali il Terz’ Ordine Francescano e la Compagnia delle figlie di Sant’Angela Merici Un sacerdote gesuita, scrive al vescovo di Brescia in questi termini :” Non tesserò l’apologia di don Tadini, perché il suo vescovo lo conosce meglio di me… Dirò che vi ho trovato un popolo dei meglio coltivati … mi ha edificato specialmente la religione e la pratica religiosa degli uomini, rara a trovarsi così in altri luoghi o almeno non facile… Ad ogni tempo Dio fornisce provvidenza propria…”. Sapeva entrare nella vita e nella quotidianità della gente, tanto da conoscere a fondo i problemi, le situazioni e le urgenze e trovarvi i rimedi con concrete e coraggiose soluzioni, quali la Società operaia cattolica di Mutuo Soccorso per gli operai delle cave di marmo, la costruzione della filanda per le lavoratrici giovani del paese e dintorni, l’acquisto della Villa Mazzola per dare loro alloggio e infine la Congregazione delle Suore operaie della santa casa di Nazareth con lo scopo di evangelizzare il mondo del lavoro attraverso la testimonianza di vita e la condivisione della fatica, sull’esempio della Santa Famiglia di Nazareth. La sua profonda spiritualità si manifesta nella vita che conduce nella sua canonica: casa di preghiera, di studio, di accoglienza per chiunque avesse bisogno di consiglio, di aiuto materiale, ma anche di veglie prolungate davanti al Santissimo Sacramento.Una bella sintesi di luminosa spiritualità sacerdotale in chiave contemplativa e operativa, pensando alla fioritura di molte iniziative e opere per costruire una vera comunità cristiana. La sua morte avvenuta il 20 maggio 1912 ne è il coronamento. Fu beatificato il 3 ottobre 1999 e canonizzato il 26 aprile 2009. LE ANALOGIE DEI DUE SANTI: GIOVANNI MARIA VIANNEY E ARCANGELO TADINI Le diverse vicende umane, spirituali e operative di questi due santi stanno a dimostrare il rinnovamento profondo che nel cuore delll’uomo opera il mistero della grazia e della risurrezione di Cristo: mistero fondamentale che orienta e guida la storia della salvezza. Essi hanno saputo vivere il loro ministero con molte calunnie e tante incomprensioni, ma anche onori, se la Chiesa ha riconosciuto, dopo tante prove la loro fresca e genuina santità pur vissuta nella piccolezza e nell’umiltà di una vita donata senza riserve per amore di Cristo e delle anime affidate alle loro cure. Così si espresse il Santo Padre Benedetto XVI nel giorno della canonizzazione di Sant’Arcangelo: “Lunghe ore trascorreva in preghiera davanti all’Eucaristia, avendo sempre di vista, nel suo ministero pastorale, la persona umana nella sua totalità; aiutava i suoi parrocchiani a crescere umanamente e spiritualmente… Egli ci ricorda che, solo coltivando un costante e profondo rapporto con il Signore, specialmente nel Sacramento dell’Eucaristia, possiamo essere in grado di recare il fermento del Vangelo nelle varie attività e in ogni ambito della società”. Sempre Papa Benedetto XVI nella visita fatta al Santo a Botticino l’8 novembre 2009, ebbe a dire:”Cari fratelli e sorelle sono molto felice di essere nella parrocchia del santo Tadini. L’ho canonizzato poco tempo fa e sono stato edificato di questa figura di vita spirituale e, nello stesso tempo, di grande personalità nella vita sociale dell’ottocento e Novecento. Egli ha dato con la sua opera un dono all’umanità e ci invita tutti ad amare Dio, amare Cristo, amare la Madonna e donare questo amore agli altri ; lavorare perché nasca un mondo fraterno nel quale ognuno viva non per se stesso, ma per gli altri… Mi dà grande gioia vedere qui la Chiesa viva e gioiosa…” E ai sacerdoti nella celebrazione in Cattedrale a Brescia disse:” Vi esorto a ricorrere alla intercessione di Sant’Arcangelo che ho poc’anzi venerato nella breve sosta a Botticino ”. Si potrebbe dedurre che i due santi sono, a pieno titolo, dichiarati patroni dei sacerdoti. CONCLUSIONE Il messaggio comune di questi santi che lasciano a noi pellegrini in cammino verso la patria definitiva è la santità da loro vissuta nella ordinarietà di una normale ferialità, nel dono totale a Cristo del loro sacerdozio, nel servizio ministeriale e pastorale offerto in gratuità ad ogni fratello e sorella, nella paternità spirituale espressa nel sacramento della Misericordia, nella partecipazione e condivisione della Parola di Dio per portare i credenti a una fede matura e responsabile. Essi dicono la loro straordinaria vita santa, che riconosciuta dalla Chiesa è proposta alla universalità dei credenti e sono presentati come modelli e intercessori. La sfida della santità è senza confini, senza limiti di spazi e di tempi; senza paure di perderci, perché alla meta cui arrivare, ci aspettano già i santi e ci invitano:”Coraggio, un’occhiata al cielo e avanti “.
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