Comunità: soggetto dell’azione |
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La comunità come soggetto dell’azione pastorale e il progetto pastoraleUn secondo aspetto, inteso a favorire un’adeguata preparazione al rinnovo dei Consigli, riguarda non più solo il significato teologico-pastorale di comunione e corresponsabilità nella parrocchia, ma la sua concreta attuazione. Il fatto che la pastorale non sia appannaggio esclusivo dei pastori ma sia impegno di tutti i credenti deriva dalla comune radice battesimale. Tale consapevolezza consente di superare la mentalità della delega o della cooptazione nella partecipazione dei credenti – preti e laici – all’azione pastorale della comunità parrocchiale. E questo non solo a motivo della comune dignità battesimale dei credenti, ma insieme in ragione dello specifico dono vocazionale di ciascuno. In tal modo, gli sposi, i consacrati, i catechisti, i diaconi, le diverse vocazioni missionarie e di servizio, non partecipano alla comune azione pastorale della comunità in virtù di una delega o a motivo dell’attuale diminuzione del numero dei sacerdoti, ma nativamente in virtù del battesimo e del carisma sviluppato nel cammino di fede. Scegliere una effettiva presenza dei laici nella pastorale richiede una conversione anche nel pastore circa la sua consapevolezza ministeriale e il suo servizio ecclesiale. In questo senso si deve dire che non è possibile “far spazio ai laici” senza una profonda riconversione del ruolo dei ministeri ordinati. Tuttavia bisogna anche fare attenzione al fatto che quando si parla della comunità come soggetto unitario dell’azione pastorale nella parrocchia non si vuol certo cadere in un genericismo o in un democraticismo dove tutti sono responsabili allo stesso titolo e allo stesso modo. Il ruolo del parroco, in questo senso, diventa quanto mai indispensabile nella sua funzione di guida e di responsabile ultimo del cammino dell’intera comunità. La sua capacità di far sintesi dei vari carismi e ministeri si evidenzia in modo particolare nell’esercizio concreto della presidenza: egli diventa veramente come il direttore d’orchestra dove ognuno trova il suo spazio e il suo tempo di intervento e l’azione comune costruisce armonia. Significative sono, al riguardo, le parole dei Vescovi italiani nel documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, là dove parlando dei sacerdoti li si invita ad essere «servi della comunione ecclesiale, coloro che conducono a unità i carismi e i ministeri nella comunità, gli educatori missionari di cui tutti abbiamo bisogno»; [n. 53] mentre ai laici viene rivolta l’esortazione a «crescere nella capacità di leggere nella fede e sostenere con sapienza il cammino della comunità nel suo insieme».[n. 54] Un elemento strategico in grado di favorire un’azione pastorale centrata sulla comunione-corresponsabilità a livello di parrocchia è senz’altro il progetto pastorale. Anzitutto il progetto pastorale vuole favorire una mentalità di collegialità, nel senso che l’agire pastorale non può essere che il punto di convergenza di molteplici letture e scelte e non l’arbitrio esclusivo solo di qualcuno, fosse anche il parroco. È il senso della storia concreta di una comunità, al di là del cambiamento dei suoi pastori, che ha bisogno della memoria viva di tutti i credenti; è il riferimento al discernimento concreto delle situazioni che esige l’intervento concorde di più competenze; è la storia della fede delle persone che invoca l’attenzione premurosa di molte presenze; è il compito educativo verso ragazzi e giovani che richiede lo sforzo unanime dei genitori e degli educatori; è l’attenzione agli ultimi che necessita diverse collaborazioni con il territorio. Il progetto pastorale è quindi prima una mentalità che un programma; anzi, potrebbe essere definito un programma che si alimenta continuamente o muore penosamente se manca di questa mentalità e se non nasce da molte sinergie. Un progetto pastorale parrocchiale si fonda sulle linee tracciate dalla Chiesa universale e da quella diocesana ed è precisato sul cammino della parrocchia, riconoscendo e determinando gli obiettivi e gli strumenti, le modalità della collaborazione e le occasioni di revisione del cammino fatto. Se si vuol far ricorso alla citata immagine dell’esecuzione musicale, si potrebbe paragonare il progetto pastorale allo spartito che i componenti dell’orchestra sono chiamati a seguire; lo spartito garantisce una uniformità di indirizzo nell’esecuzione e, al tempo stesso, permette ad ogni singolo strumentista di trovare il suo spazio specifico nella coralità dell’insieme. Il risultato, ancora una volta, non può che essere armonia. Quando poi si passa al progetto pastorale concreto bisogna essere coscienti che esso è uno strumento in funzione dell’edificazione della comunità e della cura della fede. Le linee che guidano il cammino di una comunità devono essere continuamente rinnovate in risposta al mutare delle situazioni. Tutto questo dice la necessità di un continuo ripensamento e di una continua riformulazione in sintonia con il dinamismo della stessa azione pastorale. |