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Unità Pastorale di Botticino

Riflessione teologica Stampa E-mail

La comunione dei santi che unisce i vivi e i defunti

 Come ci ha ricordato il Concilio, l’eucaristia è “fonte e calmine di tutta la vita cristiana” (Lumen gentium 11). Nell’eucaristia, al sacrificio di Cristo sono unite pure le membra del suo Corpo, i fedeli, con la loro vita, le loro lodi, sofferenze, preghiere, lavoro. L’eucaristia viene offerta anche per tutti i fedeli vivi e defunti, in riparazione dei peccati e per ottenere da Dio benefici spirituali e temporali. Nell’offerta di Cristo anche la Chiesa del cielo è unita a quella della terra (cfr. Compendio del Catechismo 281).
 Nella Preghiera eucaristica appare chiaramente l’orizzonte universale, “cattolico”, dell’offerta della Messa. Nel Canone romano, ad esempio, il sacerdote offre a Dio il “santo e immacolato sacrificio” per la Chiesa santa e cattolica, perché le dia pace e la protegga, la raccolga nell’unità e la governi su tutta la terra, con il Papa, il Vescovo e con tutti quelli che custodiscono la fede... Inoltre chiede al Signore di ricordarsi dei suoi fedeli, di tutti i presenti “per ottenere a sé e ai loro cari redenzione, sicurezza di vita e salute”. Ed ancora: “Ricordati, o Signore, dei tuoi fedeli, che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. Dona loro, Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, la beatitudine, la luce e la pace”... In questo orizzonte così vasto possono collocarsi anche intenzioni speciali e diverse, tanto per i vivi che per i defunti. Se l’eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera, è comprensibile e lodevole il desiderio di un “ricordo” particolare in essa, sia come ringraziamento, che come domanda e intercessione. In tal modo si esprime la volontà di una più attiva partecipazione alla celebrazione eucaristica, a vantaggio sia dei vivi che dei defunti. Le diverse necessità - come anche il ‘grazie’ per i molti doni ricevuti - possono dunque motivare un ricordo speciale nella Messa, vuoi come richiesta di aiuto, vuoi come gesto di riconoscenza, immessi nella grande “azione di grazie” che è l’eucaristia.
 Per quanto concerne poi la preghiera per i defunti - ben attestata sin dai primi secoli del Cristianesimo - essa va letta all’interno del mistero della “comunione dei santi”, della solidarietà esistente fra noi, ancora “pellegrini sulla terra” e coloro che ci hanno preceduto nel cammino. Nella prospettiva della vita eterna e della risurrezione della carne, papa Benedetto ricorda “l’importanza della preghiera di suffragio per i defunti, in particolare della celebrazione di sante Messe per loro, affinchè, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio” (Sacramentum caritatis 32).
 In ogni Eucaristia il credente può perciò porre personalmente e liberamente tutte le proprie intenzioni, certo che il Signore, che “scruta i cuori”, legge e conosce anche il suo cuore e i suoi desideri.
 Ci può essere anche la richiesta al sacerdote di un’intenzione particolare nella celebrazione della Messa. L’offerta che usualmente la accompagna - per chi ne ha la possibilità - non va certo intesa come “pagamento” del valore infinito dell’eucaristia, ma come segno di partecipazione alle necessità della Chiesa, e specialmente al sostentamento dei suoi ministri. Data la serietà dell’argomento, a livello ecclesiale sono state introdotte norme che tutelano la santità della celebrazione e l’osservanza della giustizia, in modo da allentare dal sacramento anche la sola parvenza di ‘commercio’ di cose sacre. Anzi, preoccupazione dei sacerdoti dev’essere quella di evitare che “i più bisognosi siano privati dell’aiuto dei sacramenti a motivo della povertà” (Cic 848).
 Le ‘intenzioni’ ricevute vanno perciò effettivamente e singolarmente adempiute. Nel caso si intenda avvalersi - nei limiti consentiti -della cosidetta intenzione ‘collettiva’, si deve poi applicare esattamente ciò che la Congregazione per il Clero ha stabilito da tempo (cfr. decreto 22 febbraio 1991). Il Curato d’Ars - che di Eucaristia si intendeva - insegnava: “Tutte le buone opere riunite non equivalgono al sacrificio della Messa, perché quelle sono . opere di uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio” (Nodet 105). Ad ogni credente, dunque, il compito di riscoprire tale grande “opera di Dio”, di comprenderla sempre meglio, di parteciparvi più attivamente, ponendo anche le sue intenzioni in unione a quelle della Chiesa, affinchè l’offerta di Cristo sia sempre più accolta e vissuta.
Diego Facchetti

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