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Unità Pastorale di Botticino

Ecco sto alla porta e busso Stampa E-mail
Scritto da Don Raffaele   

ECCO STO ALLA PORTA E BUSSO (Ap 3,20)

Ancora una volta Gesù viene per stare con noi, per entrare nei nostri ritmi quotidiani, nell’ordinarietà della nostra vita, nei traguardi raggiunti come nei fallimenti.
Viene per aiutarci a sostare nella difficoltà senza esserne schiacciati, viene a consolare, a guarire le ferite, a rafforzarci nei propositi, a incoraggiarci. Per sentire che sta bussando bisogna far tacere altri rumori, darsi degli spazi di silenzio, di ascolto del nostro coniuge e dei nostri figli; se siamo frastornati da chiacchiere vuote che risuonano come cembali tintinnanti non riusciamo a riconoscere la sua voce, e potrebbe dire anche alla nostra famiglia: “per quale motivo non c’è nessuno, ora che sono venuto? Perché, ora che chiamo, nessuno risponde?” (Is 50,2).
Dio continua a bussare, lo ha fatto con Maria chiedendole “ospitalità”, e lei insieme a Giuseppe ha bussato di porta in porta per trovare un posto dove darLo alla luce.
Celebrare il Natale in famiglia significa aprire la porta e farGli spazio, significa essere come ogni mamma (anche Maria) che cambia per poter ospitare in sé la vita, che si modifica anche nella percezione di sé per accogliere nel grembo il figlio, che lo custodisce, a volte anche nella sofferenza per mesi, perché arrivi al giusto peso per vivere. Significa essere come ogni papà (anche Giuseppe) disponibili alla novità di Dio, che ci coinvolge ma segue vie inconsuete, che ha bisogno di essere custodita e accompagnata con fermezza perché gli ostacoli non mancheranno.
Diamo anche noi al Signore lo spazio e il tempo perché la sua incarnazione si manifesti con pienezza e ci porti un annuncio di bene. Egli sta alla porta e bussa per cenare con noi perché sa che nutrendoci di lui come sposi rafforziamo nello Spirito d’amore il nostro legame.
E’ il nostro diletto che bussa (Ct 5,2), è lo Sposo che riaccende il desiderio di ricominciare. Il Natale non è prodotto dalle nostre mani, è un dono, e come tale chiede sempre di essere accettato; il Natale non è una nostra conquista ma la promessa di Dio di fare nuove tutte le cose.
Quando attendiamo qualcuno prepariamo la casa e noi stessi, puliamo e riordiniamo, ci laviamo, profumiamo, cambiamo l’abito sporco perché l’accoglienza a colui che arriva sia la migliore possibile. Allora è iniziato per noi il tempo dell’attesa?

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