Chi è Don Orione Stampa E-mail
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DON LUIGI ORIONE UN CUORE SENZA CONFINI

Il 16 maggio 2004 il papa proclamerà santo, in Piazza San Pietro, don Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina provvidenza. Molti avranno sentito parare di don Orione, se non altro perché a Botticino da quasi 50 anni è presente un istituto che porta il suo nome: da lì sono passati ormai oltre mille ragazzi bresciani. Chi ha sentito parlare, anche poco , di don Orione, certamente sarà rimasto colpito da questa figura sacerdotale, che Giovanni Paolo II qualche anno fa ha definito “una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente professata e per la sua carità eroicamente vissuta”.

CHI ERA DON ORIONE?

StatuaChi era questo prete, questo “folle di Dio” come lo definisce il suo biografo, questo “Strano prete” come lo chiamò Ignazio Silone nel suo celeberrimo capitolo del libro Uscita di sicurezza?
Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria) il 23 giugno 1872. Chierico poco più che ventenne, cominciò ad interessarsi dei ragazzi poveri, accogliendoli in una casetta del rione di S. Bernardino, a Tortona (1893). Fu quello l’inizio di un lungo cammino che ha portato don orione per le strade del mondo a diffondere gli aiuti spirituali e materiali provenienti dalla ricchezza della Divina Provvidenza e del suo cuore senza confini.
Egli cominciò a raccogliere intorno a sé collaboratori che hanno dato origine ai Figli della Divina provvidenza. 
Ben presto sorsero accanto ai sacerdoti, anche gli eremiti ciechi e vedenti e i fratelli coadiutori, quindi le Piccole Suore Missionarie della Carità(1915), poi le Sacramentine adoratrici non vedenti. Coinvolse numerosi laici nel suo apostolato della carità. Insieme formarono quella che fin dagli inizi Don Orione chiamò la Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Nato e vissuto nella povertà, a contatto con tante ingiustizie sociali e in un mondo che andava scristianizzandosi, don Orione era animato dalla convinzione che “la carità e solo la carità salverà il mondo”. 
Per questo si lanciò con entusiasmo e coraggio ponendo ogni sua fiducia nella divina Provvidenza. Si prodigò con tutte le sue forze nei terremoti di Reggio e Messina(1908) e della Marsica(1915).
Portò la sua opera caritativa ed il suo zelo per la Chiesa da un capo all’altro d’Italia e del mondo, ovunque erigendo scuole, chiese e soprattutto case per i poveri e i bisognosi Diversi sono stati infatti i suoi campi di apostolato: colonie agricole, scuole, parrocchie, case per anziani, case per disabili ( Piccoli Cottolengo).
Affrontò problemi sociali ed ecclesiali di ogni genere, avvicinò alte personalità della politica, della cultura e della chiesa, tutti illuminando con il suo sguardo sapiente e la sua azione generosa. Gli scritti di Don Orione hanno raggiunto una infinità di destinatari, a tutti portando conforto, intelligenza di fede, ricchezza di contenuti.
Animato dai suoi quattro amori- “Gesù, Anime, Papa, Maria”- fece della sua vita un continuo dono, fino al giorno della sua morte , il 12 marzo 1940.
La sua opera negli anni successivi si è propagata in Europa, nelle due Americhe- ove egli fece due viaggi missionari-i poi in Africa e recentemente nei paesi dell’Est, nelle Filippine, in India, in Giordania, in Messico e altrove.
Il 26 ottobre 1980 Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato “beato”.
Il folle di Dio, l’ha definito il biografo Alessandro Pronzato, mentre Papa Lucani ha riconosciuto in lui lo” stratega della carità”. Lui si è definito “ il facchino della Divina Provvidenza” e con altri simili epiteti che confessano la sua sconfinata fiducia in Dio e la volontà di essergli umile servitore.. Lo scrittore inglese
Douglas Hyde gli ha dedicato una biografia dal titolo Il bandito di Dio.
Di Don Orione, il letterato Don Giuseppe De Luca ha detto che “era un uomo in stato permanente di ebbrezza spirituale” Pio XII alla sua morte l’ha definito “padre dei poveri e insigne benefattore dell’umanità dolorante e abbandonata”.
Il Papa Giovanni Paolo II lo ha presentato alla Chiesa come “una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana”, “ebbe la tempra e il cuore dell’Apostolo paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all’ardimento, tenace e dinamico fino all’eroismo”. La sua santità ha suscitato e continua a generare fama e devozione nei fedeli.

COSA HA DA DIRE A NOI?

Quando la Chiesa ci propone delle figure esemplari (i santi), più che guardare al passato, intende lanciare un messaggio anche a noi.
Proponendo don Orione come modello di vita, che indicazioni vuol dare anche a noi uomini del XXI secolo, per certi aspetti così diversi , ma anche così simili a quelli che ci hanno preceduto?
Tra le tante mi colpiscono alcune caratteristiche:
1) il senso della povertà. Povertà non nel senso di vivere volutamente nella miseria, ma nel dare il giusto valore alle cose. Vivere con i beni, ma come se da un momento all’altro di questi beni fossimo privati, come se ciò che abbiamo, l’abbiamo solamente in prestito . Povertà è anche coscienza della nostra piccolezza, ma allo stesso tempo della capacità, con l’aiuto di Dio di poter fare cose grandi;
2) la fantasia della carità. Senza tanti giri di parole: Carità vuol dire amore. E amore vuol dire trovare forme sempre nuove per donarsi agli altri. ( Ecco perché gli orionini che cento anni fa si occupavano di colonie agricole, di figli di emigranti italiani, oggi, con lo stesso spirito si occupano di centri di recupero per tossicodipendenti, di anziani abbandonati, di immigrati che vengono nel nostro paese. Perché il mondo cambia, gli equilibri tra gli stati possono mutare, ma gli ultimi rimangono).
Da don Orione ci viene una sfida: proviamo, per una volta, ad aprire i confini del nostro cuore e delle nostre braccia e dedicare un po’ di tempo, energia, agli “ultimi”: quelli che di solito cerchiamo di evitare perché abbiamo vergogna o ci fanno ribrezzo. Don Orione delle sue case aperte agli ultimi: “alla porta del Piccolo Cottolengo non si chiederà ad un uomo che entra se ha un nome, una religione.., ma solamente se ha un dolore”.
E’ una sfida non da poco, di quelle che Don Orione amava affrontare. Don Orione ci sorriderebbe . E il sorriso di Don Orione vuol dire tanto. Credetemi: sarà un sorriso che non dimenticherete più.
Michele Busi

“ Nel nome della Divina Provvidenza ho aperto le braccia e il cuore a sani e ammalati, di ogni età,di ogni religione, do ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, col pane del corpo, il divino balsamo della fede, ma specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati. Tante volte ho sentito Gesù Cristo vicino a me, tante volte l’ho come intravisto nei più reietti ed infelici. Iddio ama tutte quante le sue creature, ma la sua Provvidenza non può non prediligere i miseri, gli afflitti, gli orfani, gli infermi, i tribolati di ogni maniera, dopo che Gesù li elevò all’onore dei suoi fratelli, dopo che si mostrò loro modello e capo, sottostando anche Egli alla povertà, all’abbandono, al dolore e sino al martirio della Croce. Onde l’occhio della Divina Provvidenza è, in ispecial modo,rivolto alle creature più sventurate e derelitte. don Orione

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