Le ceneri - Omelia del Tadini Stampa
Scritto da Don Raffaele   

In apparenza, l’omelia del Beato Arcangelo Tadini in occasione del Mercoledì delle Ceneri può sembrare pessimista: noi siamo un nulla. In realtà, don Arcangelo vuole semplicemente ricordarci che la nostra grandezza viene da Dio e che non dobbiamo riporre la nostra speranza in ciò che è passeggero. Infatti, la Quaresima è il “tempo opportuno” per la conversione, cioè per riscoprire che è Dio l’unico nostro tesoro.

1. Le ceneri: un gesto concreto per ricordarci il nostro nulla.
 «Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere tornerai»(Gen 3,19).
«Va' – disse un giorno il Signore al Profeta Geremia – va', procurati un vaso di creta, prendi con te gli anziani del popolo e dei Sacerdoti e conducili nella valle che si chiama dei morti, fuori Gerusalemme, e qui dopo averli ammoniti dei loro misfatti, spezza alla loro vista la coppa che tieni nelle mani»(Ger 19,1-13).
 Enfasi fu questa, o miei cari, spaventosa e più di fatti che di parole; ma non per altro Dio ordinò questo, se non perché gli Israeliti restassero ammaestrati non solo dalla predica, ma vedessero con i loro occhi e si persuadessero che Dio poteva gettare i loro fragili corpi in pezzi. Voleva Dio, così spiega S. Girolamo, voleva istruire il popolo non solo con le parole, ma anche con gli occhi, affinché gli Israeliti, riflettendo alla fragile creta dei loro corpi, dipendente in ogni istante dalle mani di un Dio, si ravvedessero e lo placassero con debito pentimento. Questo fatto che si legge nella Sacra Scrittura era una figura di ciò che fa quest'oggi la Santa Chiesa.(cfr.Ger 18,1-12)
 «Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere tornerai». Con la cerimonia delle ceneri, dunque, la Chiesa vuole ricordarvi nel modo più solenne ed anche più chiaro una verità che, sebbene per vederla non ci sia bisogno di fede (perché basta avere occhio per vedere)(Gn 2,4-7 ), pure è una delle verità più tremende insieme e salutari, che basterebbe essa sola a raddrizzar nell'uomo le idee ed i pensieri. In nome della Chiesa, io mi presento a voi stamattina per gridarvi: «Ricordati, uomo, che sei polvere».
 Ecco, o miei cari, il fine della Chiesa santa nello spargere sul vostro capo le ceneri. È per avvisarci del nostro nulla, è per ricordarci il nostro principio ed insieme anche il nostro termine(Sal 8 ). Siamo polvere e dobbiamo ritornare polvere. E questo non basta, ma quel che è di più, è che questo nostro fragile corpo di polvere si può spezzare in ogni momento, senza che noi sappiamo né il come né il quando.
2. Il nostro nulla è un dato di fatto: né i potenti, né i Santi rimangono in vita.
 E per provarvi le verità annunciate, ditemi: vi sarà bisogno di argomenti per persuadervi che siamo polvere e che dobbiamo diventare polvere? Non siamo noi, o miei cari, tutti figli di quell'Adamo che ebbe il suo corpo formato di polvere dalle mani di Dio? E che altro poteva somministrare a noi, altro che non fosse polvere. Ma leggiamo la sua vita(Gn 5,1-27). Egli visse 930 anni, ma dove è adesso quel corpo? Vana ricerca. Era polvere e diventò polvere. Cercate di Set che visse 912 anni.
Dove è Enos che campò 905 anni? O Matusalemme che fosti il più vecchio, dopo i tuoi 960 anni, dove sei? «Ero polvere e diventai polvere»(Sal 37 (36) .   Leggete pure la storia della prima epoca del mondo e voi troverete uomini che oltrepassarono i secoli di vita, e poi? Erano polvere, ritornarono in polvere. Discendete più in giù e cercate di tutti quei potenti del secolo che vissero quali divinità sulla terra: Alessandro Magno, Antioco, i Faraoni? Sono polvere. Dove sono quei capitani che fecero ammutolire il mondo con lo strepito delle loro conquiste: Achille, Annibale, Scipione, Pompeo? Sono polvere. Dove quei grandi ingegni, quei poeti, quegli oratori e filosofi? Si conservano ancora le loro opere, ma essi sono polvere(Qo 1,2-11).
 Tant'è, o miei cari, la sentenza è pronunciata: «Così è stabilito per gli uomini». Diventarono polvere i Santi e vorremmo noi una eccezione, noi che siamo peccatori?

 

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