L’icona di Sant’Arcangelo Tadini Stampa
Scritto da Don Raffaele   

DIPINTA DALLE SUORE DI CLAUSURA DELL’ISOLA DI S.GIULIO

 La Chiesa ha recentemente canonizzato questo parroco straordinario per statura spirituale, operato instancabile, lungimiranza profetica.
 Non è facile tradurre tutta la ricchezza della sua figura nel linguaggio estremamente sobrio dell’icona. Infatti, pur non escludendo i lineamenti del ritratto l’icona vuol raffigurare il santo nella sua dimensione spirituale, e a questo scopo si serve di tratti tipici.
 Il corpo umano perde il suo aspetto naturalistico; scompare sotto le vesti.
 Il volto è il centro della rappresentazione: esso è il luogo della presenza dello Spirito di Dio perché la testa è la sede dell’intelligenza e della saggezza. La carnagione non è rosea, ma ha dei toni dorati.
  Il colore della carne diviene infatti colore dello Spirito: anche le parti del volto sono spiritualizzate. Tutta l’attenzione è concentrata sullo sguardo. Al di sopra delle arcate sopracciliari che circondano gli occhi e rafforzano lo sguardo, si eleva la fronte, sede della sapienza, sovente molto alta, convessa ed espressione della potenza dello Spirito. Il naso, che ha la radice nella fronte, è allungato, conferendo al volto una grande nobiltà. All’estremità del naso, le narici sottili, quasi vibranti sotto il movimento dello Spirito, esprimono l’amore appassionato del Santo per Dio. Né troppo bombate, né troppo piatte, le gote attorniano armoniosamente la bocca. La bocca, la parte sensuale del volto, è molto fine, spesso disegnata in modo geometrico. Essa è sempre chiusa nel silenzio della contemplazione.
 Il movimento del volto termina in un mento energico. Il capo è sempre circondato da un’aureola (o nimbo), simbolo della gloria di Dio, che completa questo processo di spiritualizzazione del personaggio. Vi è una relazione tra la grandezza del nimbo e la testa: entrambe sono inscritte in due cerchi concentrici. 
 Il rigore espressivo dell’iconografia tradizionale trova il contrappeso in elementi caratteristici di Sant’Arcangelo Tadini, come gli occhiali, il volto scarno e allungato, la grigia capigliatura ondulata dal ciuffo fluente, l’ordinaria veste talare. Il Santo regge l’icona della Sacra Famiglia, appoggiata sul cuore, ad indicare che centro di tutta la sua attività pastorale fu la cura e la promozione della famiglia. Anche l’istituto religioso da lui fondato è significativamente intitolato alla Sacra Famiglia di Nazareth. La mano destra benedicente sembra irradiare a tutti la benedizione che scaturisce dalla Sacra Famiglia stessa.
 Alle spalle del Santo, due edifici che indicano simbolicamente il dispiegarsi del suo apostolato: la chiesa parrocchiale di Botticino Sera e la filanda. Racchiusi nello spazio aureo, il mondo luminoso del divino, i tre Arcangeli circondano il Tadini. Ciascuno reca una sfera con il monogramma di Cristo, a indicare che ne attualizza la presenza, e un segno caratteristico della propria missione: Michele l’asta di colui che protegge nella lotta, Gabriele il giglio di colui che porta l’annunzio alla Vergine, Raffaele l’ampolla della medicamento celeste. Egli è significamene collocato presso il braccio destro del Tadini, in quanto nella Bibbia appare un po’ come il protettore della famiglia.
 Una luce che non getta ombre penetra tutto: è la luce della divinità. L’icona infatti non vuole dare l’illusione della realtà, illusione generata appunto dall’opposizione luce-ombra. Non vi è “una” sorgente di luce, tale da separare l’immagine e la luce. Questa è immanente, irradia direttamente verso lo spettatore il quale non può che aprirsi a questa luce dell’altro mondo. Strutture e luce diventano un tutt’uno.

Iscrizioni
 Una icona dipinta deve avere inscritto il nome di ciò che rappresenta; è proprio per mezzo dell’iscrizione che l’immagine riceve il suo carattere sacro, la sua dimensione spirituale. Come nell’Antico Testamento il “nome” non è solo segno distintivo o titolo, ma comunicazione della sostanza. Per mezzo dell’iscrizione l’icona è legata al suo prototipo, a colui che è rappresentato. 

Conclusione
 Questa icona è stata dipinta da monache, cioè da persone che, per la grazia di Dio, hanno consacrato la loro vita alla preghiera, alla lode, al silenzio, vivendo nella clausura.Chi prega davanti a questa immagine potrà sentirsi ricordato e sostenuto anche dalla preghiera della Comunità monastica.

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